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· LA BIBLIOTECA DI MOSTAR

Progetto di Jaroslav Vego, Università di Mostar
di Paolo Ferrario
- Spazio & Società,
Gen-Mar 98, n°81
     
Ci sembra che ogni sforzo per ricostruire Mostar, compiuto da parte croato-bosniaca o bosniaco-musulmana, meriti attenzione e debba essere incoraggiato. Pensiamo infatti che la ricostruzione, se sarà affrontata con passione civile e competenza architettonica, contribuirà a ristabilire l'identità della città; e questa, essendo unica, contribuirà a riunire le due parti ancora in latente conflitto.
Perciò abbiamo chiesto i materiali del progetto che ora presentiamo ai nostri lettori come sintomo di un processo che ci auguriamo possa espandersi e coinvolgere tutti i cittadini di Mostar in uno sforzo comune
     
. Si tratta della ricostruzione di un piccolo edificio che fino al 1992 ha ospitato la biblioteca dell'Università e poi, durante la guerra civile, è stato distrutto dalle bombe incendiarie insieme agli 80.000 volumi che conteneva. E' nella zona ovest della città e fa parte di un gruppo di ville (in origine era l'abitazione del Sindaco) costruite in periodo Austro-Ungarico intorno a un rondò dove confluivano sei viali alberati.
     
Siccome tutti gli elementi orizzontali erano in legno, dell'edificio é rimasto solo lo scheletro e pochi dei suoi partiti decorativi in stile eclettico-rinascimentale. Il progetto di ricostruzione è stato redatto dall'arch. Jaroslav Vego di Mostar in collaborazione con un gruppo di studenti del Dipartimento di Architettura dell'Università di Udine, diretto da Mauro Bertagnin. Tutto è stato fatto secondo i criteri più aggiornati del restauro architettonico e il metodo adottato é stato quello di affrontare il problema attraverso varie azioni specifiche.
     
Mediante un'indagine fotografica e fotogrammetriche é stato portato a termine un accurato rilievo dell'edificio e delle sue componenti costruttive e decorative. L'analisi storica e filologica estesa alle testimonianze scritte oltre che alle superstiti rappresentazioni grafiche, ha permesso di stabilire i caposaldi del restauro. E' stato definito l'uso più appropriato dei materiali da costruzione risalendo a tecniche originali. Infine é stata compiuta una ricognizione tipologica e morfologica per recuperare il valore funzionale e figurativo dell'edificio. L'esito di queste ricerche é stato tenuto sotto controllo attraverso disegni e modelli in scala appropriata.
     
Nel restauro é stato coinvolto un gruppo di esperti di diverse discipline, cultura e nazionalità la cui collaborazione può essere considerata una prima manifestazione di pace raggiunta. L'episodio può essere preso come sintomo del fatto che la ricostruzione postbellica sottoporrà inevitabilmente gli architetti a un confronto tra rinnovamento e conservazione, che porterà a risultati tanto più efficaci quanto più saranno adottati come unità di misura i bisogni della popolazione.

C'è dunque da augurarsi che il rispetto per la storia non si risolva nella semplice conservazione delle testimonianze architettoniche superstiti e che invece il loro recupero diventi un'occasione per rivitalizzare le culture che lo hanno prodotte. Così a Mostar potrà essere evitato il rischio, sempre in agguato in circostanze di violenza e di distruzione, di abbandonarsi al sentimentalismo acritico con l'illusione di poter ricostruire il passato attraverso l'anacronismo delle sue immagini.