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· SAN PIETRO ALLA LUCE DEL SOLE

di Paolo Ferrario
Elettro,
Feb 2001, n°2
     
Dopo molti secoli trascorsi sotto terra o coperto da una spessa soletta di cemento armato, il sepolcro del Principe degli Apostoli è tornato alla luce del sole. L'intervento di recupero conservativo ha rivelato singolari coincidenze geometriche con la Basilica che lo sovrasta mentre il nuovo impianto igronometrico e illuminotecnico propongono un uso alternativo della tecnica.
     
     
     
La Storia e la Cronaca    
A Roma, ad una quota di circa sette metri sotto il pavimento della navata centrale della Basilica di San Pietro si estende, per un'area di 1.224 mq, una necropoli costituita da una doppia fila di edifici sepolcrali. Le tombe, databili tra il II e il IV secolo, sono per la maggior parte sepolcri legati al culto pagano ma tra loro è possibile rinvenire testimonianze delle prime forme di culto religioso cristiano. La necropoli, un tempo a cielo aperto, venne completamente sotterrata per ospitare le fondamenta della basilica di Costantino, e in queste condizioni rimase per sedici lunghi secoli finché Papa Pio XII, rinvenute alcune tracce di interesse archeologico, decise di avviare indagini e scavi sistematici per riportare alla luce queste testimonianze del passato. Gli scavi, iniziati nel 1939 si conclusero nel 1950, quando lo stesso Papa annunciò il ritrovamento del sepolcro dell'Apostolo San Pietro, la tomba, per una strana quanto significativa coincidenza, era ed è tuttora posta esattamente in corrispondenza del centro della cupola realizzata da Michelangelo. La necropoli, a causa delle sue precarie condizioni di conservazione, è sempre rimasta chiusa al pubblico e l'ingresso era consentito solo a pochi ricercatori e studiosi del settore. In occasione dell'anno giubilare del 2000 la Fabbrica di San Pietro, in collaborazione con Enel, ha portato a termine un complesso e organico intervento di restauro conservativo, iniziato nel 1998, volto non solo a mantenere in buono stato il manufatto architettonico ma anche destinato a rendere accessibili e praticabili i percorsi interni mediante un accurato impianto illuminotecnico e un impianto igronometrico capaci di preservare delle condizioni di luminosità e di umidità interne alla necropoli che non fossero lesive delle decorazioni, dei mosaici e delle pitture di inestimabile valore. L'impianto illuminotecnico, costato 700 milioni e finanziato dall'Enel nell'ambito del programma Luce per l'Arte, è stato affidato ad un team di esperti del settore quali l'arch. Pietro Zander, l'archeologo Corrado Terzi, l'ing. Pietro Palladino e l'arch. Cinzia Ferrara dello studio Led di Milano.
     
La filosofia del progetto    
L'obiettivo che si sono proposti i progettisti è stato quello di raggiungere condizioni di illuminazione capaci di riportare la necropoli alla luce del sole. Non bisogna infatti dimenticare che la cittadella funebre in questione era un tempo in superficie e le tombe, completamente fuoriterra, godevano dell'illuminazione quotidiana della luce del sole e di quella della luna. Si è voluto, pertanto, nel progetto ristabilire queste antiche condizioni di illuminazione a cui corrisponde naturalmente una percezione dell'opera completamente diversa. Non ci troviamo infatti in una catacomba ma in una vera e propria città dei morti. Al fine di trasmettere ai visitatori questa verità storica i percorsi principali sono stati illuminati mediante corpi posti all'altezza dell'unico solaio in cemento armato che copre l'intera necropoli. Così facendo è stata ricreata l'antica condizione di illuminazione zenitale, con i fronti dei mausolei illuminati da alte luci di colore caldo mentre l'interno dei mausolei è stato lasciato in condizioni di semioscurità per sottolineare il valore sacro del manufatto e per non alterare la temperatura interna dei sepolcri con luci di forte intensità e intenso calore. Complessivamente l'impianto consuma circa 5kW e raggiunge condizioni di illuminamento comprese entro l'intervallo di 20 e 40 lux. Ricorrendo a sorgenti appositamente messe a punto dalla General Electric Lighting e impiegando più di 200 punti luce in fibra ottica, sono state raggiunte anche le aree affrescate e più delicate dal punto di vista conservativo. Le particolari condizioni di illuminamento hanno indotto i progettisti ad impiegare un sistema complesso di gestione intelligente dei corpi illuminanti, tutti gli apparecchi fanno infatti riferimento ad un sistema BUS che permette un controllo simultaneo e totale su ogni parte dell'impianto. E' così possibile regolare l'illuminazione non solo per adattare quest'ultima alla complessità storica ed architettonica del luogo ma anche per variarne l'incidenza sul microclima locale, la presenza di numerosi turisti e il calore stesso delle lampade possono infatti creare degli sbalzi di temperatura lesivi per il monumento. Solo la organica integrazione del sistema di aerazione con quello illuminotecnico ha consentito di gestire questa pericolosa variabile microclimatica preservando così il monumento da sollecitazioni e stress termici dannosi. Lungo i percorsi sono, per esempio, state montate delle porte di cristallo al fine di preservare differenziati microclimi opportunamente calibrati sulla resistenza materica dello specifico reperto archeologico mentre per migliorare le condizioni microclimatiche degli scavi nel loro complesso sono state previste immissioni di aria opportunamente filtrata e umidificata mediante l'utilizzazione di alcune botole di collegamento con le Grotte Pontificie. Dal punto di vista estetico sono stati, invece, adottati specifici accorgimenti per nascondere le tracce dei cavi di alimentazione e per rendere l'intero intervento non invasivo del valore storico e monumentale del complesso archeologico. L'impianto risulta essere molto poco intrusivo anche alla vista dei visitatori, un unico condotto ospita tanto i terminali delle fibre ottiche quanto i cavi elettrici e, laddove è stato possibile, la rete elettrica è stata incassata nella muratura recente. La facile ispezionabilità del condotto è garantita da coperchi facilmente rimovibili e le opere di manutenzione sono facilitate dalla modularità degli elementi impiegati e dal loro essere formati da componenti elettrici semplicemente assemblati ed appartenenti alla produzione corrente e non appositamente progettati. Tanto l'impianto di illuminazione quanto quello igronometrico sono stati poi rivisitati ed ottimizzati per poter redigere un piano complessivo di manutenzione programmata che consente di risparmiare evitando frequenti interventi di manutenzione occasionale.
     
Dalla Relazione Tecnica    

Il progetto illuminotecnico ha diviso la necropoli in aree distinte attribuendo una differente funzione e significato alla luce per il percorso principale, per l'interno dei mausolei, per le memorie storiche e per gli ambienti di servizio. Per l'illuminazione di queste differenti zone della necropoli si è largamente fatto uso di fibre ottiche regolate da un apposito dimmer centralizzato o localizzato a seconda dei casi. L'obiettivo da raggiungere è stato quello di evidenziare un percorso privilegiato corrispondente ai principali percorsi della polis per facilitare il movimento dei visitatori mentre con luci di accento si è scelto di evidenziare le aree di interesse particolare. Per l'iter principale è stato calcolato un illuminamento medio sul piano dei calpestio di 10 lux ottenuto mediante punti luminosi posti a distanza regolare. Le lampade sono state orientate tenendo presente del percorso di visita evitando quindi accecamenti e effetti fastidiosi di controluce che finirebbero per sottoesporre agli occhi del visitatore il reperto archeologico ragione della visita. La rete di distribuzione dell'energia si sviluppa nella parte alta, a contatto con la soletta di cemento armato e lungo le putrelle di sostegno della stessa. A contatto con questo elemento di copertura estraneo alla necropoli è possibile rinvenire, oltre alle fibre ottiche, anche i proiettori principali che hanno un grado di controllo del flusso luminoso esteso dall'1% al 100% del flusso nominale. Per quanto riguarda l'illuminazione dei mausolei si deve tenere conto del fatto che queste testimonianze storiche sono prive di copertura ma hanno sia i pavimenti che le pareti laterali decorate con stucchi, affreschi e mosaici. Al visitatore non è consentito accedervi così la soluzione adottata è stata quella di posizionare degli apparecchi di illuminazione in corrispondenza della controfacciata e, a seconda del caso, fissati o incassati nella soletta. Su alcuni stativi è stato installato un proiettore di accento destinato a mettere in evidenza un particolare, una nicchia o un volume del mausoleo particolarmente significativo. E' stato pensato, dunque, un tipo di illuminamento medio di 50 lux, per ottenere il quale sono stati adottati dei proiettori, di comune produzione ma di alta qualità, con sorgenti luminose ad alogeni inseriti in appositi riflettori con ampio raggio di propagazione della luce. Questo espediente ha consentito un uso limitato di proiettori con conseguente minore invasività dell'impianto, infatti, la luce diffusa e proveniente da un'unica fonte consente di evitare uno sviluppo dell'impianto elettrico a livello capillare che rischierebbe di divenire difficilmente occultabile. Per espressa richiesta della Fabbrica di San Pietro in alcuni punti sono stati installati apparecchi di illuminazione supplementari che possono essere posizionati accanto a quelli esistenti per incrementare il livello di illuminazione qualora esperti o studiosi decidessero di concentrare le loro attenzioni su un particolare manufatto o per esaminare più in dettaglio lo sviluppo delle strutture architettoniche. Quest'ultimo tipo di illuminazione, che prende il nome di discrezionale, si affianca a quello integrativo che viene attivato solo in casi particolari e che è destinato all'illuminazione degli affacci principali non soggetti all'illuminazione quotidiana.

     
Lo Studio Led    

Lo studio di progettazione illuminotecnica coordinato da Cinzia Ferrara e Pietro Palladino si è avvalso delle più moderne tecniche di rilievo e di simulazione. I singoli mausolei sono stati sottoposti ad una attenta ricostruzione tridimensionale mediante programmi di simulazione grafica e ad analisi sull'incidenza della luce e sulla risposta delle superfici dei manufatti illuminati. L'intervento in questione è l'ennesimo di una lunga serie di progetti illuminotecnici realizzati dallo studio Led per l'arte e l'architettura sacra, i due giovani progettisti, consapevolmente o meno, hanno raccolto l'invito del Papa ad incendiare il mondo ovvero ad usare consapevolmente la tecnica per portare la luce senza variare il clima. Un progetto ispirato, di soli 5kW ma di inaudita sensibilità che merita di essere visto per … crederci.